Il presidente Assoconciatori Franco Donati interviene sul tema del contributo dei lavoratori stranieri all'economia del distretto conciario, di particolare attualità nel dibattito mediatico locale e nazionale e che si inserisce nel più ampio contesto dell'apporto della manodopera straniera al made in Italy:


«Italiani o stranieri, nelle aziende del distretto tutti i lavoratori contribuiscono alla produttività complessiva. Numericamente gli stranieri, almeno nelle aziende conciarie nostre associate, sono circa il 15/20% e ricoprono mansioni diverse, in base a competenze e all’esperienza maturata. Non è che senza la manodopera straniera il distretto chiuderebbe, così come non ci sono lavori che fanno solo italiani o stranieri, almeno nelle concerie e in particolare oggi che tutti in azienda, per la nostra esperienza, sono disposti a mettersi in gioco anche partendo da mansioni più manuali. In questo distretto chi ha voglia di lavorare, di qualunque etnia sia, ha delle opportunità e la presenza di lavoratori stranieri non si contrappone a quella dei lavoratori italiani, ma è complementare ad essa: è importante, ma dire che è indispensabile o che senza di essa si chiude è semplicistico, e poco rispettoso dei lavoratori non stranieri. E’ una presenza che si riflette in una complessiva integrazione, e in assenza di episodi di discriminazione o razzismo nelle stesse aziende»: il presidente Assoconciatori Franco Donati interviene così sul tema del contributo dei lavoratori stranieri all’economia del distretto conciario, di particolare attualità nel dibattito mediatico locale e nazionale e che si inserisce nel più ampio tema dell’apporto della manodopera straniera al made in Italy.

«Le condizioni socio-ambientali dei lavoratori stranieri in questo distretto, sono diverse oggi rispetto al passato: chi arrivava 20 anni fa, magari senza conoscere bene la lingua o un sistema produttivo specifico come quello conciario, aveva certamente opportunità di impiego più limitate rispetto ad oggi, dove qui gli stranieri, più integrati anche culturalmente hanno, come tutti gli altri, molte chances per inserirsi e crescere».

 

 

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